ALLENAMENTO????
Quanto conta l'allenamento nel nostro sport? Quanto farne e soprattutto di quale tipo? Proviamo a fare un po' di chiarezza?
Esistono sport per i quali la fase di allenamento o almeno una parte dell'allenamento necessario, e' veramente una fatica e una noia: sessioni ripetitive di gesti, sforzi continui, magari in una grigia palestra; non e' certamente il nostro caso. Per noi allenamento significa quasi sempre passare del tempo piacevole, bei posti all'aria aperta, tra gli amici. Anche tirare in palestra nei mesi invernali, pure se non piacevole come nei boschi primaverili, diventa divertente.
Mi si chiede spesso quanto allenamento sia necessario. Anche negli anni, in cui tiravo seriamente, non facevo mai sessioni di allenamento molto frequenti, direi due volte a settimana o tre come massimo. Ho sempre considerato molto importante la "voglia di tirare". Mi piaceva e mi serviva mantenere alto il desiderio di andare a tirare e non arrivare mai a sentirlo come un dovere (ma io sono così' un po' in tutto). Solamente nelle mie avventure di caccia sulle Montagne Rocciose, dove la dimensione delle prede necessitava archi di 60 libre, tiravo un'ora al giorno per poter gestire serenamente quel libraggio.
Sicuramente la frequenza dell'allenamento influenza il libraggio ottimale del nostro arco. Intendo dire che chi ha il tempo e la possibilità di effettuare allenamenti quasi giornalieri può trovarsi a suo agio con archi di potenza superiore. Io, per esempio, mentre scrivo, sono impegnato anche in un'altro sport e faccio allenamenti molto rari quindi mi trovo a mio agio con un arco di 37#.
Ma l'argomento che voglio approfondire e' QUALE allenamento effettuare e come comprendere bene le diverse fasi per ottenere i massimi risultati. A tale scopo penso di dover distinguere l'allenamento in tre argomenti che potranno poi, a seconda delle necessita' personali, essere integrati o distinti nelle varie sessioni. Distinguerli ci aiuterà a meglio comprenderli.
Li elencherò in ordine casuale dato che li considero egualmente importanti in senso assoluto e sta ad ognuno capire su quale soffermarsi maggiormente a seconda delle problematiche personali:
- FORMAZIONE MUSCOLARE: E' di fondamentale importanza che la muscolatura impegnata sia adeguata allo sforzo che dobbiamo affrontare (come in tutti gli sport). Naturalmente tutto dipende dalla potenza dell'arco che intendiamo utilizzare ma è fondamentale che si arrivi alla condizione di poterlo gestire serenamente. Una volta ripetevo spesso ai clienti che si dovrebbe usare un arco che abbia la metà delle libre che riusciamo a tendere per almeno un tiro (in pratica che potremmo usare un 45 se riusciamo a fare almeno un tiro con un 90…). Forse è un po' una "sparata" ma può darci una idea della realtà.
Sicuramente può essere utile effettuare esercizi senza l'arco (pesi o altro) e potete trovare molte informazioni a riguardo in rete. Io non l'ho mai fatto, penso che il tirare con l'arco sia sempre la cosa migliore (e la più divertente).
Considero di grande aiuto e consiglio a tutti di usare, ogni tanto, un arco di potenza superiore a quello solito (un 10-20% circa può andare bene). Qualche serie di tiri effettuati su un bersaglio molto vicino miglioreranno il nostro stato muscolare senza confonderci le idee sulla traiettoria della freccia. Tornati al nostro solito arco ci troveremo più a nostro agio.
- POSIZIONE DI TIRO: Questo è l'argomento più delicato perché è dove l'allenamento può produrre anche effetti negativi. Ripetere un nuovo gesto moltissime volte ha lo scopo di renderlo "automatico" (in pratica scriverne il programma nel cervelletto e lasciare libera la coscienza di spegnersi). Dobbiamo pensare che il nostro è un gesto davvero innaturale (basta vedere chi prova a tirare per la prima volta). La definizione "istintivo" e' entrata nel nostro vocabolario ma, etimologicamente, non ha niente a che fare con il tiro con l'arco. Il nostro movimento va appreso e perfezionato.
All'inizio la nostra coscienza controlla ogni osso e ogni muscolo cercando di capire cosa sia meglio fare con un risultato terribilmente goffo e disarmonico. Pensiamo invece cosa succede quando facciamo un movimento familiare come camminare: non pensiamo certo "sollevo la gamba destra, la porto avanti, appoggio il piede, ora sollevo la sinistra…." Pensiamo solo "voglio andare la…" e tutto succede senza che ne siamo coscienti.
Qui sta tutto il problema di un buon tiro: la coscienza dovrebbe intervenire solo per la decisione di colpire il bersaglio e lasciare fare tutto il resto mettendosi da parte. In realtà la nostra coscienza NON ci consente un controllo reale del nostro gesto, anche se lo promette e da questa contraddizione nascono i maggiori problemi del tiro (e non solo). A chi è davvero interessato ad approfondire l'argomento della coscienza e dei problemi legati al controllo sulle nostre azioni, consiglio di leggere un libro che ho trovato davvero "illuminante" IL CROLLO DELLA MENTE BILATERALE E LA NASCITA DELLA COSCIENZA di Julian Jaynes.
L'allenamento dovrebbe cominciare con un gesto ben impostato, altrimenti non farà che radicare errori di posizione. Di seguito la ripetizione dovà rendere il movimento automatico, armonioso, non cosciente e lasciare tutta la nostra concentrazione sulla mira.
E' molto importante conquistare da subito una corretta posizione oppure lavorare sodo per correggere gli errori acquisiti con l'aiuto di una buona guida.
In questo caso, sia che siate all'inizio, sia che dobbiate ricominciare per correggere errori radicati, è utilissimo usare un arco di potenza estremamente bassa che ci lasci concentrare sulla posizione senza sforzo. In questa fase l’aiuto di un’istruttoche che NON PERMETTA di tirare con una posizione sbagliata è molto utile.
Poi, per rendere sempre più naturale la corretta posizione con il nostro arco, più frecce si tirano e meglio è. Per questa fase e consigliabile tirare in condizione in cui la mira non rappresenti un problema per potersi concentrare sulla posizione e sulla esecuzione. Tirare, quindi, dalla stessa posizione molte frecce allo stesso bersaglio da distanza ravvicinata. Meglio se sul paglione non c’è un bersaglio da colpire (lo so che è difficile, gli allievi già dalla quinta freccia vogliono provare a colpire qualcosa… Proprio per questo il divertimento procurato dal nostro sport diventa l’elemento negativo che rende difficile diventare bravi in poco tempo).
- MIRA: Alla fine, naturalmente, anche se la muscolatura consente una serena trazione, anche se abbiamo appreso una buona posizione e la abbiamo resa automatica, a niente servirebbe tutto ciò se la freccia non viene posizionata nell'unica posizione che la porterà nel centro del bersaglio.
Vi chiedo di immaginare questa freccia (solo lei) ferma nell'attimo prima dello sgancio, li, tra le piante, indirizzata verso il bersaglio…. Pensate alla sua direzione, anche solo un millimetro di inclinazione in più verso sinistra o destra o più in alto, la porterebbe di decine di centimetri fuori dal centro.
Come trovare quella e quella sola posizione giusta? Come posizionarla li mentre tutto il corpo sopporta la trazione con muscoli ben allenati e una posizione perfetta?
Naturalmente io parlo di MIRA ISTINTIVA perché questa è la mia passione e la mia vita e anche perché credo che sia il metodo migliore colpire il centro nelle condizioni a noi care. Il nocciolo della situazione si chiama VISIONE BINOCULARE; In pratica il nostro cervello e' in grado di elaborare i dati provenienti dai due occhi per "sentire" lo spazio davanti a noi e posizionare la parabola della freccia nella giusta direzione. Il tutto avviene senza l'intervento della coscienza e necessita di una grande concentrazione (e serenità).
L'allenamento ha lo scopo di raffinare questa funzione celebrale, di approfondire la concentrazione, di rendere molto familiare la traiettoria della freccia oltre che di gestire le "variabili" che si presentano nei diversi tiri (inclinazione del tiro, variazioni di luce, ostacoli visivi, ecc).
In questa caso la ripetitività non aiuta affatto, anzi.. è di ostacolo. Trovarci davanti al bersaglio con la faretra piena e doverla svuotare è la condizione peggiore se vogliamo migliorare. Inoltre, altro nemico del nostro perfezionamento è proprio il fatto che tirare come tiriamo noi è molto divertente e ne siamo gratificati anche se non mettiamo tutte le frecce nel centro. Ben presto ci ritroviamo li, a ridere e scherzare con gli amici buttando frecce come capita.
Se siete tra quelli che si divertono di più perfezionandosi e volete fare un vero allenamento alla mira dovete trovare ogni volta una posizione nuova in una situazione nuova ed essere bene certi che avete una freccia sola per colpire al meglio. Nell'attimo magico prima dello sgancio dovete giocare tutto sulla sensazione che la freccia sia posizionata in quella unica direzione che la porterà al centro sapendo che non avrete MAI una seconda possibilità. Se il tiro è andato male, pazienza, non ripetetelo mai, passate ad un'altra posizione e date una grandissima importanza ad ogni tiro (quando ero piccolo mi dicevano che dovevo fissare il centro come se fosse l'occhio destro di una tigre che mi stava assalendo e che solo colpendolo la avrei fermata….).
Se avete la fortuna di avere a disposizione un campo di tiro con piazzole di tiro varie, con salite, discese, tiri lunghi, corti ecc, e potete ogni volta tirare da una posizione differente, fate in modo che ogni tiro sia unico, diverso dal precedente e non ripetetelo mai. Così farete un'allenamento ottimo per la vostra mira.
Citerò gli amici di Novara che mi hanno coinvolto nel loro modo di allenarsi che trovo davvero ottimo: In 5 o 6 si entra nel campetto dove sono posizionate diverse sagome. Ognuno ha in una mano l'arco e nell'altra una freccia (niente faretra ne frecce di scorta). Ad ogni sagoma chi ha fatto il tiro migliore sul bersaglio precedente decide la posizione da cui tirare (si fa a gara nel cercare ogni volta una posizione nuova e più strana, ginocchio, piante di traverso, ecc). Si tira l'unica freccia a disposizione da quella posizione e poi si contano i punti: Sagoma = 0, Spot = 0, Superspot = 1 e Perfect = 2. I punti vengono sommati tutti assieme, non importa chi li ha fatti. Solo quando la somma complessiva arriverà al 25 si può andare a pranzo…..
Forse è una esagerazione ma questa è la direzione giusta, considerare ogni tiro importantissimo e irripetibile. Solo dando la giusta attenzione ad ogni freccia si permette al nostro cervello di fare tesoro della singola esperienza. Se la freccia è andata bassa o alta imparare dall'errore, se è andata in centro utilizzarne la gratificazione per ripetere l'esperienza.
Ultimo consiglio: Utilizzate le gare come allenamento, sono il meglio! Mi capita spesso di vedere arcieri che, anche se ben lontani dalla possibilità di salire sul podio, affrontano la gara con una "sacralità'" che non gli consente di fare prove, esperimenti o verifiche durante i tiri ed è un vero peccato.
A meno che siate impegnati per il podio di un'europeo, una gara è molto più preziosa se potrà insegnarvi qualcosa anche sacrificando alcune posizioni e, comunque sia, sdrammatizzarla non vi farà che bene.
Buon allenamento!!
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